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Intimité

Articles et publications rédigés par le CCC sur la protection de la vie privée.

L'Inps ha (di nuovo) viole la vie privée des millions d'italiens

In queste ore si chiedono a gran voce nomi e dimissioni di tutti e cinque parlamentari che hanno chiesto il bonus Inps da 600 euro. Nonostante questa scelta possa essere considerata inopportuna : "L'Inps e il suo presidente questa volta hanno superato ogni limite della legalità, violando la privacy di milioni di italiani". Questa è l'avis de Luca Bertoletti, responsable Europeo del Consumer Choice Center.

Inps et confidentialité. Stavolta qualcosa proprio non va. In queste ore si chiedono a gran voce nomi e dimissioni di tutti e cinque parlementaires che hanno chiesto il prime Inps à 600 euros. Nonostante questa scelta possa essere considerata inopportuna, e sicuramente è l'ennesima prova di una class politica inadeguata :

l'Inps e il suo presidente Pasquale Tridico questa volta hanno superato ogni limite della legalità, violando la privacy di milioni di italiani“.

Questa è l'opinion de Luca Bertoletti, responsable europeo del Centre de choix des consommateurs, associazione internazionale di consumeri attiva soprattutto tra Stati Uniti e Canada, ma anche nell'America Latina e in Europa.

Trovando i nomi dei 5 politici, l'Inps ha violato anche la nostra privacy 

Non c'è stata nessuna violazione della legge e, seppur in modo quantomeno inopportuno, i tre parlamentari hanno ottenuto i soldi superando regolarmente tutti i controlli dell'Inps.

“Ma quindi -continua Bertoletti- adesso la domanda è: come mai l'Inps li ha segnalati? E soprattutto con quale potere l'Inps ha controllato il lavoro che questi individui fanno, violandone così la vie privée?”.

"Dimissioni del presidente dell'Inps e indagine interna su come e chi ha violato la privacy dei cittadini"

Secondo il Centre de choix des consommateurs, attivo anche sull'Asia e che si occupent principalement la vie privée, ma anche di nuove tecnologie (en particulier dello sviluppo sul 5G), per come stanno le cose diventa necessaria non solo un'indagine interne all'Inps, su come e chi ha controllato la vita privata di cittadini, scoprendo il lavoro che fanno, e facendolo trapelare ai media, ma anche le démission immédiate du Président de l'Inps Pasquale Tridico:

Tutela della privacy, cosa avrebbe dovuto fare l'Inps

"Da legge gouvernativa l'Inps avrebbe dovuto semplicemente verificare i codici Ateco per ciascuna partita Iva. E basta ». E invece… “Par carità, in realtà l'Inps è stato bravissimo a recuperare l'identità dei parlamentari. Ma la legge non prevedeva in alcun modo di risalire a nomi e cognomi di ciascun codice Ateco ».

E allora la domanda è: con quali mezzi è riuscita a scoprire l'identità dei titolari della partita Iva, con buona pace della privacy, attraverso l'incrocio dei dati delle occupazioni vere dei titolari?

"Par farlo è evidente che è stato fatto un check a tappeto esteso su tutti i codici Ateco. Non essendoci tetti o palette nella richiesta del bonus –poteva chiederlo chiunque avesse una partita iva attiva NdR– questi controlli non erano necessari ». 

Inps, che velocità nel risalire ai nomi ea consegnarli alla stampa !

L'altro aspetto della vicenda riguarda la velocità con cui i nomi sono stati consegnati alla stampa: "Con veline tipiche della prima repubblica, come se fosse stata una conferenza stampa -continua Bertoletti di Consumer Choice Center-. Se si considera il fatto che per ricevere la cassa integrazione e gli stessi bonus molti italiani, in questo caso gente che di soldi ne aveva bisogno per davvero, ha douto fare una trafila infinita e addirittura c'è chi ancora non ha ricevuto niente, altre che si sono ritrovati cognomi diversi o dati che appartenevano ad altre persone ».

En somme, tun organo come l'Inps, è così che la pensa Bertoletti, avrebbe dovuto fare una cosa sola. Abbinare il bonus al codice Ateco. E facture ha indagato nella vie privée di ciascun codice e ciascuna partita Iva. Risalendo all'identità di ciascun codice e risalendo al titolare di ciascuna partita Iva, arrivando a scoprire i nomi dei parlamentari e dei politici, necessariamente andando ad abbinare un nome, un cognome e un volto di tutti i professionisti autonomi che avevano fatto richiesta. Un grand lavoro. Ma che la legge non prevedeva. Un travail inopportun. 

Tra un mese il referendum : sarà un caso ?

Le président de l'Inps Pasquale Tridico lo ha già detto e ribadito più volte in questi giorni: "Nessun collegamento tra il referendum di settembre e la comunicazione dei 5 parlamentari che hanno chiesto il bonus. Non è un caso montato. Chi proverà ad accusarci ancora sarà querelato“.

Luca Bertoletti di Consumer Choice Center répond ainsi :

« Beh, allora sicuramente è una coïncidnza così evitiamo di essere querelati. Ma è una coïncidenza che avviene il giorno dopo che la consulta ha detto si all'Election Day, accorpando Elezioni Regionali e Referendum. E il giorno stesso in cui alcuni sondaggi davano in vantaggio il No dei cittadini al taglio dei parlamentari. Ma sicuramente est une coïncidence ».

Il ruolo dell'organo Inps sull'antifrode, anticorruzione e trasparenza

Altro paradosso : a scoprire i nomi dei parlamentari è stato l'organo dell'Inps sull'antifrode, anticorruzione e che tutela la transparenza. Ma in questo caso non c'è frode né corruzione. I politici avevano tutto il diritto di chiedere il bonus. E neanche di mancanza di trasparenza si può parlare perché la trasparenza non era necessaria. Bastava le code. E la partita iva aperta :

Aggunge Bertoletti : "La narrativa mainstream est totalement contrôlée et cinque deputati ei vari migliaia di politici locali e regionali che piano piano si stanno autodenunciando. Ora, abbiamo scoperto che l'ufficio antifrode che controlla dati sensibili li ha rilasciati al pubblico. Ma la domanda è : non avrebbe dovuto invece semplicemente controllare che le partite iva fossero attive ? E' quei che sta una basilare violazione della privacy dei cittadinje. Inps può fare tutti i controlli che vuole ma non è che se le mie idee sono contrarie a un comportamento considerato etico dalla maggior parte delle persone allora è autorizzata a dare il mio nome in pasto alla stampa ». 

La questione della privacy: così il Garante ha sbugiardato l'Inps

Il passaggio successivo allo scoperchiamento del vaso di pandora, e cioè la notizia della richiesta del bonus da parte di parlamentari e Governori regionali, con l'Inps che si è difesa dicendo: "Non diamo i nomi perché dobbiamo tutelare la vie privée” è quel relativo al Garantie. Che di fatto ha smentito categoricamente l'Inps.

Essendo personaggi pubblici, e siccome si parla di soldi pubblici, la loro identità, per come si sono messe le cose, si possono e si devono rivelare. Tantôt però ha anche aperto un'istruttoria per capire con quali metodi si è risaliti alla scoperta dell'esistenza di una "classe" politica così ampia che ha fatto richiesta del bonus: "Un altro, l'ennesimo paradosso di questa storia: da una parte il Garante ha le mani légat. Perché in questo caso la privacy non vale più. Il problema sta alla radice, con la domanda da cui abbiamo iniziato la nostra riflessione, e cioe : come ha fatto l'Inps ha scoprire la loro identità?”.

Privacy violata: una delle pagine più tristi dell'Inps

Par Consumer Choice Center, si tratta di una delle pagine più tristi dell'Inps e che funge da perfetta fotografia di una macchina statale talmente contorta su se stessa che non è plus neanche in grado di capire se quello che fa è lecito oppure no.

"Si parlava di organo che tutela e garantit la transparence. Ma in questo caso chi si è macchiato di mancanza di trasparenza è proprio l'Inps, non politique ».

Politici che, questa è la sensazione, riusciranno a farla franca anche questa volta. Probablement saranno cacciati dai loro partiti, questa è una delle Minacce du leader della Lega Matteo Salvini. Ma in qualche modo riusciranno a mantenere il loro posto in Parlamento. “Non dimentichiamoci che questo caos sarebbe venuto ugualmente fuori a dicembre -conclure Bertoletti- quando i deputati sono obbligati a pubblicare i loro guadagni e il loro 730, dove ovviamente i 600 euro dell'Inps sarebbero stati necessariamente segnalati. 

Publié à l'origine ici.


L’agence pour le choix du consommateur est le groupe de défense des consommateurs qui soutient la liberté de style de vie, l'innovation, la confidentialité, la science et le choix des consommateurs. Les principaux domaines politiques sur lesquels nous nous concentrons sont le numérique, la mobilité, le style de vie et les biens de consommation, ainsi que la santé et la science.

Le CCC représente les consommateurs dans plus de 100 pays à travers le monde. Nous surveillons de près les tendances réglementaires à Ottawa, Washington, Bruxelles, Genève et d'autres points chauds de la réglementation et informons et incitons les consommateurs à se battre pour #ConsumerChoice. En savoir plus sur consumerchoicecenter.org

Après le coronavirus, faisons des améliorations à notre cadre législatif

Après des semaines de changements à notre façon de consommer, nous voyons qu'il y a des améliorations importantes à faire, en ce qui concerne nos chaînes d'approvisionnement et les moyens disponibles pour se procurer des produits et services. Profitons de cette phase de lucidité pour faire des changements appropriés.

Plusieurs semaines de confinement, nous avons démontré que tout ne s'est pas
déplacé sur internet et qu'une présence physique est difficilement remplaçable avec une connexion internet. Tout de même, nous voyons aussi qu'il y a une raison de se réjouir du fait que cette pandémie nous tombe dessus en 2020 et pas il y a vingt ans. Nous avons la possibilité de rechercher et de commander des produits et services, presque sans
aucune nécessité de se déplacer.

Les outils de travail à distance tels que Zoom, Asana ou les outils de Google ont déjà révolutionné le monde du travail. La plupart des réunions peuvent
être converti en appel vidéo. Dans des pays comme le Royaume-Uni, les consommateurs peuvent dire que grâce à des services de livraison de produits alimentaires tels qu'Amazon Fresh et Ocado, nous pouvons constituer une bonne quantité de réserves de conserves, de produits secs et de produits pour la salle de bains, sans même avoir à nous battre pour les
derniers produits dans certains supermarchés presque vides.

Au Luxembourg, où ces services n'existent pas, la question se pose si notre cadre réglementaire n'est pas à l'origine de ce défaut. L'absence de services comme Uber, ou les trottinettes électriques comme Bird, nous indique qu'une législation fautive est à l'origine de cette défaillance. Tant que les villes comme Bruxelles ou Paris bénéficient de l'économie de partage, les restaurateurs et la clientèle luxembourgeoises doivent se contenter de sites web incomplets de restaurants, et l'HORESCA qui organise un service de livraison à 10 euros par commande (pour ceux qui n'ont pas de service intégré de livraison).

Il s'avère que les applications décentralisées sont mieux préparées pour faire face aux crises et à la demande des clients. Un grand changement dans l'approvisionnement en produits et services est celui des médicaments et des services médicaux. Pendant la pandémie, nous voyons l'arrivée des télé-consultations, dont on espère qu'elles ne resteront pas une innovation temporaire. Afin de récupérer leurs ordonnances, les patients ont dû se déplacer en pharmacies — une obligation superflue.

Huit pays dans l'Union européenne donne le droit à leurs citoyens de commander des médicaments sur ordonnance en ligne : le Royaume-Uni, l'Allemagne, la Suisse, les Pays-Bas, le Danemark, la Suède, la Finlande et l' Estonie. Au Luxembourg, le gouvernement nous informe que « Seuls les médicaments sans ordonnance peuvent être vendus sur internet. Il n'est pas prévu d'autoriser la vente à distance de médicaments sur ordonnance. Espérons que la crise actuelle donne la motivation nécessaire aux parlementaires de s'intéresser à une légalisation de ces services.

Au niveau de l'Agence européenne des médicaments (EMA), nous pensons avoir besoin d'un audit pour comprendre pourquoi un fast-tracking des procédures
dures d'approbation n'a pas encore été possible. Dans une situation d'urgence comme celle du coronavirus, il nous faut des recherches efficaces, et une bureaucratie qui autorise au plus vite les médicaments nécessaires. L'Agence luxembourgeoise des médicaments et des produits de santé (ALMPS) devra fonctionner d'après les mêmes principes : mettre la priorité pour maximiser le nombre de nouveaux médicaments sûrs, en envisageant les obstacles administratifs. En même temps, le Luxembourg doit aussi autoriser et encourager le "droit à l'essai" médical. La loi sur le droit d'essayer ou loi Trickett Wendler, Frank Mongiello, Jordan McLinn et Matthew Bellina, a été promulguée le 30 mai 2018 aux États-Unis. Cette loi est un autre moyen pour les patients chez qui on a provoqué des maladies mortelles, qui ont essayé toutes les options de traitement approuvées et qui ne peuvent pas participer à un essai clinique, d'accéder à certains traitements non approuvés. Les essais cliniques permettent de savoir si un produit est sûr à l'emploi et peuvent traiter ou prévenir efficacement une maladie. Les personnes peuvent avoir de nom-
breuses raisons de participer à des essais cliniques.

En plus de contribuer aux connaissances médicales, certaines personnes participent aux essais cliniques parce qu'il n'existe aucun traitement pour leur maladie, que les traitements qu'elles ont essayés n'ont pas fonctionné ou qu'elles ne sont pas en mesure de tolérer les traitements actuels.

Au-delà, il faut aussi plus de cybersécurité chez les Luxembourgeois et les entreprises contre les cyberattaques qui se propagent lors de cette pandémie. La sécurité du réseau doit être garantie pour garder l'at-
tractivité de la place financière – pour ce faire, une exclusion de certains acteurs du marché des télécommunications, dont la Chine, ne doit pas être exclue. Et qui dit vie privée, doit aussi garantir une révision de la
Constitution qui a mis en évidence les idées reçues de cette crise, afin de prévenir encore plus les abus de pouvoir dans des urgences futures.


L’agence pour le choix du consommateur est le groupe de défense des consommateurs qui soutient la liberté de style de vie, l'innovation, la confidentialité, la science et le choix des consommateurs. Les principaux domaines politiques sur lesquels nous nous concentrons sont le numérique, la mobilité, le style de vie et les biens de consommation, ainsi que la santé et la science.

Le CCC représente les consommateurs dans plus de 100 pays à travers le monde. Nous surveillons de près les tendances réglementaires à Ottawa, Washington, Bruxelles, Genève et d'autres points chauds de la réglementation et informons et incitons les consommateurs à se battre pour #ConsumerChoice. En savoir plus sur consumerchoicecenter.org

La vie privée des consommateurs doit être la priorité

Presque chaque jour, nous entendons parler de cas plus importants d'usurpation d'identité, de criminalité financière et d'autres formes d'attaques ou d'interférences malveillantes sur Internet. Les violations deviennent monnaie courante et les normes laxistes inquiètent les consommateurs quant à la protection de leurs informations.

Les brèches colossales chez British Airways, Marriott et Starwood en 2018 ont compromis les données privées de centaines de millions de clients, et des dizaines d'autres cas ont fait surface depuis.

De tels incidents sont la preuve que la sécurité des données des consommateurs, ainsi que la vie privée des consommateurs, ne sont pas prises au sérieux. L'adoption des solutions Internet des objets et le déploiement très attendu des réseaux 5G très rapides rendront la vie privée des consommateurs encore plus vulnérable dans les prochaines années.

Le décret du président Trump visant à empêcher les entreprises d'acheter du matériel et des logiciels à des entreprises de télécommunications considérées comme un risque pour la sécurité nationale est au moins une bonne étape dans la protection de la vie privée, mais il est triste de voir qu'il a fallu en arriver là.

Trump est probablement influencé par les déclarations du président de la FCC, Ajit Pai, qui a mis en garde contre l'utilisation de fournisseurs d'équipements de télécommunications chinois pour des raisons de sécurité nationale et de respect de la vie privée.

Dans un cas l'automne dernier, il a été signalé que les autorités chinoises avaient exercé une pression énorme sur des entreprises privées spécifiques pour qu'elles incluent des soi-disant portes dérobées dans leurs logiciels ou appareils, qui peuvent être exploitées soit par des agents gouvernementaux seuls, soit avec l'aide d'un fabricant. Cela ne fait que susciter davantage de questions quant à l'influence du Parti communautaire chinois sur les entreprises chinoises qui vendent à l'étranger.

Dans cet esprit, pour le consommateur ordinaire qui cherche à acheter son prochain smartphone, ordinateur portable ou routeur WiFi, comment peut-il être assuré que sa vie privée sera sécurisée ?

En réponse à de telles menaces, l'Australie a banni le fabricant chinois d'équipements de réseau Huawei de son réseau 5G. Les États-Unis ont effectivement fait de même. Mais les interdictions générales ne sont pas une solution miracle pour protéger la confidentialité et la sécurité des données. Un mélange de solutions est nécessaire.

Ce dont nous avons besoin, c'est d'une réponse politique intelligente qui inciterait les entreprises à accorder suffisamment d'importance à la sécurité des données des consommateurs, tout en atteignant cet objectif sans distorsions de marché indues, interdictions de vente en gros de certaines entreprises et limitation du choix des consommateurs.

Une saine concurrence entre les entreprises privées est le meilleur mécanisme pour découvrir les bons outils et applications pour les nouveaux équipements technologiques. Maintenir la neutralité technologique de la nouvelle réglementation, et donc ne pas décider par la loi quelle solution technologique est la meilleure, est un très bon cadre pour la vie privée des consommateurs.

Les règles doivent être axées sur les résultats et être aussi générales que possible tout en fournissant des indications suffisantes. Cela signifie que non seulement les plus grandes entreprises qui peuvent se permettre de se conformer auront également une chance.

Dans le même temps, une sorte de système de certification, ou même une norme open source, devrait être adoptée pour minimiser le risque de portes dérobées ou d'autres vulnérabilités. Cela dit, une sécurité parfaite ne peut être garantie. Mais s'assurer que les entreprises utilisent le cryptage et des méthodes d'authentification sécurisées devrait être sur la table.

Idéalement, il y aurait également plus de responsabilité dans la chaîne d'approvisionnement pour les opérateurs de télécommunications et les grossistes d'infrastructures. Cela pousserait les entreprises à tenir davantage compte de la vie privée et de la sécurité des consommateurs lors de leurs décisions d'achat.

Les interdictions pures et simples motivées par des préoccupations de sécurité ont les mêmes effets que les restrictions commerciales dans le contexte d'une guerre commerciale. Les premières victimes de toute guerre commerciale sont les consommateurs de la nation qui imposent des barrières tarifaires et non tarifaires au commerce. À moins qu'il n'y ait pas d'autre solution viable et à moins que la preuve d'un risque sérieux pour la sécurité soit claire, nous ne devrions pas recourir aux interdictions.

Le débat autour de la 5G nous rappelle à quel point les consommateurs sont vulnérables dans un monde technologiquement et politiquement complexe.

Par conséquent, une réglementation intelligente est nécessaire afin de protéger les consommateurs contre les violations de données et d'empêcher les gouvernements autocratiques de les espionner.

En renforçant la responsabilité des entreprises pour les vulnérabilités technologiques et en créant de bonnes normes, le choix du consommateur et la vie privée peuvent être assurés.

Les instruments contondants tels que les interdictions totales basées sur le pays d'origine ou les régulateurs choisissant les champions technologiques doivent être considérés comme des mesures de dernier recours.

En savoir plus ici

La vie privée des consommateurs doit être la priorité

Presque chaque jour, nous entendons parler de cas plus importants d'usurpation d'identité, de criminalité financière et d'autres formes d'attaques ou d'interférences malveillantes sur Internet. Les violations deviennent monnaie courante et les normes laxistes inquiètent les consommateurs quant à la protection de leurs informations.

Les brèches colossales chez British Airways, Marriott et Starwood en 2018 ont compromis les données privées de centaines de millions de clients, et des dizaines d'autres cas ont fait surface depuis.

De tels incidents sont la preuve que la sécurité des données des consommateurs, ainsi que la vie privée des consommateurs, ne sont pas prises au sérieux. L'adoption des solutions Internet des objets et le déploiement très attendu des réseaux 5G très rapides rendront la vie privée des consommateurs encore plus vulnérable dans les prochaines années.

Le décret du président Trump visant à empêcher les entreprises d'acheter du matériel et des logiciels à des entreprises de télécommunications considérées comme un risque pour la sécurité nationale est au moins une bonne étape dans la protection de la vie privée, mais il est triste de voir qu'il a fallu en arriver là.

Trump est probablement influencé par les déclarations du président de la FCC, Ajit Pai, qui a mis en garde contre l'utilisation de fournisseurs d'équipements de télécommunications chinois pour des raisons de sécurité nationale et de respect de la vie privée.

Dans un cas l'automne dernier, il a été signalé que les autorités chinoises avaient exercé une pression énorme sur des entreprises privées spécifiques pour qu'elles incluent des soi-disant portes dérobées dans leurs logiciels ou appareils, qui peuvent être exploitées soit par des agents gouvernementaux seuls, soit avec l'aide d'un fabricant. Cela ne fait que susciter davantage de questions quant à l'influence du Parti communautaire chinois sur les entreprises chinoises qui vendent à l'étranger.

Dans cet esprit, pour le consommateur ordinaire qui cherche à acheter son prochain smartphone, ordinateur portable ou routeur WiFi, comment peut-il être assuré que sa vie privée sera sécurisée ?

En réponse à de telles menaces, l'Australie a banni le fabricant chinois d'équipements de réseau Huawei de son réseau 5G. Les États-Unis ont effectivement fait de même. Mais les interdictions générales ne sont pas une solution miracle pour protéger la confidentialité et la sécurité des données. Un mélange de solutions est nécessaire.

Ce dont nous avons besoin, c'est d'une réponse politique intelligente qui inciterait les entreprises à accorder suffisamment d'importance à la sécurité des données des consommateurs, tout en atteignant cet objectif sans distorsions de marché indues, interdictions de vente en gros de certaines entreprises et limitation du choix des consommateurs.

Une saine concurrence entre les entreprises privées est le meilleur mécanisme pour découvrir les bons outils et applications pour les nouveaux équipements technologiques. Maintenir la neutralité technologique de la nouvelle réglementation, et donc ne pas décider par la loi quelle solution technologique est la meilleure, est un très bon cadre pour la vie privée des consommateurs.

Les règles doivent être axées sur les résultats et être aussi générales que possible tout en fournissant des indications suffisantes. Cela signifie que non seulement les plus grandes entreprises qui peuvent se permettre de se conformer auront également une chance.

Dans le même temps, une sorte de système de certification, ou même une norme open source, devrait être adoptée pour minimiser le risque de portes dérobées ou d'autres vulnérabilités. Cela dit, une sécurité parfaite ne peut être garantie. Mais s'assurer que les entreprises utilisent le cryptage et des méthodes d'authentification sécurisées devrait être sur la table.

Idéalement, il y aurait également plus de responsabilité dans la chaîne d'approvisionnement pour les opérateurs de télécommunications et les grossistes d'infrastructures. Cela pousserait les entreprises à tenir davantage compte de la vie privée et de la sécurité des consommateurs lors de leurs décisions d'achat.

Les interdictions pures et simples motivées par des préoccupations de sécurité ont les mêmes effets que les restrictions commerciales dans le contexte d'une guerre commerciale. Les premières victimes de toute guerre commerciale sont les consommateurs de la nation qui imposent des barrières tarifaires et non tarifaires au commerce. À moins qu'il n'y ait pas d'autre solution viable et à moins que la preuve d'un risque sérieux pour la sécurité soit claire, nous ne devrions pas recourir aux interdictions.

Le débat autour de la 5G nous rappelle à quel point les consommateurs sont vulnérables dans un monde technologiquement et politiquement complexe.

Par conséquent, une réglementation intelligente est nécessaire afin de protéger les consommateurs contre les violations de données et d'empêcher les gouvernements autocratiques de les espionner.

En renforçant la responsabilité des entreprises pour les vulnérabilités technologiques et en créant de bonnes normes, le choix du consommateur et la vie privée peuvent être assurés.

Les instruments contondants tels que les interdictions totales basées sur le pays d'origine ou les régulateurs choisissant les champions technologiques doivent être considérés comme des mesures de dernier recours.

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Nous devons faire de la confidentialité des consommateurs une priorité

Presque chaque jour, nous entendons parler de cas plus importants d'usurpation d'identité, de criminalité financière et d'autres formes d'attaques ou d'interférences malveillantes sur Internet. Les violations deviennent monnaie courante et les normes laxistes inquiètent les consommateurs quant à la protection de leurs informations.

Les brèches colossales chez British Airways, Marriott et Starwood en 2018 ont compromis les données privées de centaines de millions de clients, et des dizaines d'autres cas ont fait surface depuis.

De tels incidents sont la preuve que la sécurité des données des consommateurs, ainsi que la vie privée des consommateurs, ne sont pas prises au sérieux. L'adoption des solutions Internet des objets et le déploiement très attendu des réseaux 5G très rapides rendront la vie privée des consommateurs encore plus vulnérable dans les prochaines années.

Le décret du président Trump visant à empêcher les entreprises d'acheter du matériel et des logiciels à des entreprises de télécommunications considérées comme un risque pour la sécurité nationale est au moins une bonne étape dans la protection de la vie privée, mais il est triste de voir qu'il a fallu en arriver là.

Trump est probablement influencé par les déclarations du président de la FCC, Ajit Pai, qui a mis en garde contre l'utilisation de fournisseurs d'équipements de télécommunications chinois pour des raisons de sécurité nationale et de respect de la vie privée.

Dans un cas l'automne dernier, il a été signalé que les autorités chinoises avaient exercé une pression énorme sur des entreprises privées spécifiques pour qu'elles incluent des soi-disant portes dérobées dans leurs logiciels ou appareils, qui peuvent être exploitées soit par des agents gouvernementaux seuls, soit avec l'aide d'un fabricant. Cela ne fait que susciter davantage de questions quant à l'influence du Parti communautaire chinois sur les entreprises chinoises qui vendent à l'étranger.

Dans cet esprit, pour le consommateur ordinaire qui cherche à acheter son prochain smartphone, ordinateur portable ou routeur WiFi, comment peut-il être assuré que sa vie privée sera sécurisée ?

En réponse à de telles menaces, l'Australie a banni le fabricant chinois d'équipements de réseau Huawei de son réseau 5G. Les États-Unis ont effectivement fait de même. Mais les interdictions générales ne sont pas une solution miracle pour protéger la confidentialité et la sécurité des données. Un mélange de solutions est nécessaire.

Ce dont nous avons besoin, c'est d'une réponse politique intelligente qui inciterait les entreprises à accorder suffisamment d'importance à la sécurité des données des consommateurs, tout en atteignant cet objectif sans distorsions de marché indues, interdictions de vente en gros de certaines entreprises et limitation du choix des consommateurs.

Une saine concurrence entre les entreprises privées est le meilleur mécanisme pour découvrir les bons outils et applications pour les nouveaux équipements technologiques. Maintenir la neutralité technologique de la nouvelle réglementation, et donc ne pas décider par la loi quelle solution technologique est la meilleure, est un très bon cadre pour la vie privée des consommateurs.

Les règles doivent être axées sur les résultats et être aussi générales que possible tout en fournissant des indications suffisantes. Cela signifie que non seulement les plus grandes entreprises qui peuvent se permettre de se conformer auront également une chance.

Dans le même temps, une sorte de système de certification, ou même une norme open source, devrait être adoptée pour minimiser le risque de portes dérobées ou d'autres vulnérabilités. Cela dit, une sécurité parfaite ne peut être garantie. Mais s'assurer que les entreprises utilisent le cryptage et des méthodes d'authentification sécurisées devrait être sur la table.

Idéalement, il y aurait également plus de responsabilité dans la chaîne d'approvisionnement pour les opérateurs de télécommunications et les grossistes d'infrastructures. Cela pousserait les entreprises à tenir davantage compte de la vie privée et de la sécurité des consommateurs lors de leurs décisions d'achat.

Les interdictions pures et simples motivées par des préoccupations de sécurité ont les mêmes effets que les restrictions commerciales dans le contexte d'une guerre commerciale. Les premières victimes de toute guerre commerciale sont les consommateurs de la nation qui imposent des barrières tarifaires et non tarifaires au commerce. À moins qu'il n'y ait pas d'autre solution viable et à moins que la preuve d'un risque sérieux pour la sécurité soit claire, nous ne devrions pas recourir aux interdictions.

Le débat autour de la 5G nous rappelle à quel point les consommateurs sont vulnérables dans un monde technologiquement et politiquement complexe.

Par conséquent, une réglementation intelligente est nécessaire afin de protéger les consommateurs contre les violations de données et d'empêcher les gouvernements autocratiques de les espionner.

En renforçant la responsabilité des entreprises pour les vulnérabilités technologiques et en créant de bonnes normes, le choix du consommateur et la vie privée peuvent être assurés.

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