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l servizio sanitario in Germania ha retto molto meglio la pressione della crisi Covid-19 rispetto al quello italiano. Stiamo pagando scelte di spesa e investimenti sbagliati, e una burocratizzazione estrema del sistema ospedaliero. Cosa potrebbe succedere qualora in autunno il virus tornasse con forza?

PERCHÉ È IMPORTANTE   Sia in Italia che in Germania circa lo 0.4% della popolazione è risultato positivo al Coronavirus. Mentre la curva dei contagi sembra seguire la stessa traiettoria, la percentuale di morti su 1000 casi è di 3,5 volte superiore in Italia che in Germania.

Perché? Gli ospedali tedeschi hanno una maggior resistenza in tempo di crisi, grazie ad una forte competizione tra di essi, siano essi pubblici o privati.

TESTARE LA DIFFERENZA   Al contrario di quanto avviene in Italia il governo centrale tedesco, insieme ai lander, ha dato via libera ai laboratori privati ai test e nel momento in cui scriviamo più del 3% della popolazione è stata testata. In Italia invece i test si limitano allo 0.5% della popolazione fermandosi a quota 3 milioni circa di cui la metà nelle regioni di Lombardia, Veneto e Piemonte.

Ricordando che in Germania l’epidemia è iniziata circa 10 giorni dopo rispetto l’Italia possiamo ampiamente notare come il governo a guida Merkel abbia reagito diversamente da quello Italiano.

CENTRALISMO VS. FEDERALISMO   Infatti non solo in Germania sono i cittadini a decidere se fare il test e dove, ma il governo federale ha anche istituito grazie al supporto di aziende private, i cosiddetti laboratori drive in dove i tamponi vengono fatti direttamente dal finestrino dell’auto.

In Italia al contrario si è deciso per centralizzare tutto in alcuni laboratori statali, e seguendo le direttive OMS, si è deciso di fare i tamponi solo ai soggetti fortemente sintomatici (fatta eccezione per il Veneto dove invece il governo locale ha deciso di testare tutta la popolazione sia essa sintomatica o meno), portando questi laboratori al quasi totale collasso.

SPESA PUBBLICA E POSTI LETTO   Ma veniamo ad un’altra domanda che in tanti si chiedono. Come mai abbiamo così pochi posti di terapia intensiva quando la spesa sanitaria è la seconda voce per volume della spesa pubblica dopo le pensioni? ln Germania i posti letto a inizio pandemia erano circa il triplo di quelli Italiani (8,6 ogni 100 mila abitanti in Italia contro i 33,9, tedeschi) arrivando a circa 50.2 letti ogni 100 mila abitanti a inizio Maggio. 

Se si considera che la maggior parte dei posti in terapia intensiva sono nelle regioni del Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna (circa 3600 su un totale di 9200) si può ampiamente dire che una buona parte dell’Italia è quasi completamente scoperta.

Il motivo di questa scelta è da vedersi nelle scelte dei governi degli ultimi 10 anni in cui si è deciso di investire sul welfare più che sulla cura della persona, e dove si è deciso di non copiare i modelli del nord d’Italia ma di proseguire una politica dedicata a sussidi pubblici ad enti burocratici non funzionanti.

UN PAESE A RISCHIO   L’emergenza è passata e ora c’è da chiedersi siamo pronti per una nuova ondata, che molti esperti dicono arriverà in autunno. Siamo attrezzati per una nuova pandemia?

La risposta è no. Dobbiamo lasciare i privati investire, seguire il modello lombardo di organizzazione sanitaria, che in tanti criticano ma che ha resistito ad uno tsunami, e aggiungere il campionamento a tappeto fatto in Veneto. Bisogna insomma riformare la nostra sanità in stile tedesco, lasciando spazio ai privati di fare competizione al pubblico, senza mai dimenticarsi il principio di universalità del sistema sanitario nazionale.

È necessario riformare il nostro sistema e farlo alla svelta, i modelli vincenti ci sono. Sarà la nostra classe politica pronta a fare questa riforma oppure sarà ancora schiava di logiche clientelari?


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