Questo articolo si basa sull'ampia conversazione presentata in un recente episodio di CEA Talk, la serie di podcast di Rivista CEA, dove ho avuto il privilegio di parlare con due eminenti esperti di politica: Egle Markevičiūtė, Responsabile della politica digitale e dell'innovazione presso il Consumer Choice Center ed ex Vice Ministro dell'Economia e dell'Innovazione della Lituania, e Yael Ossowski, Vicedirettore del Consumer Choice Center. Il dialogo si è incentrato sul tempestivo documento programmatico del CCC, “Un’alternativa incentrata sul consumatore: il reshoring dell’atlantismo nell’era dell’incertezza”e ha analizzato la posta in gioco, i rischi e i percorsi futuri per le relazioni economiche transatlantiche.
Guerre tariffarie e nazionalismo economico
La rinascita del protezionismo commerciale sotto la rinnovata amministrazione Trump, inclusa l'imposizione di un dazio 25% su veicoli e componenti importati, ha riacceso tensioni di lunga data tra gli Stati Uniti e i loro alleati europei. Per Ossowski, questo segna non solo una manovra politica, ma un cambiamento sistemico con echi storici: "Siamo tornati alla logica tariffaria in stile anni '30", ha affermato, riferendosi alle politiche che hanno esacerbato la Grande Depressione. Markevičiūtė ha fatto eco a questa preoccupazione, avvertendo che i dazi di ritorsione, anche se ritardati o attenuati dalla diplomazia, alla fine si ripercuotono sui consumatori.
La risposta misurata dell'UE – il rinvio dei dazi di ritorsione pianificati – è stata presentata come una strategia razionale e di tutela dei consumatori. Tuttavia, entrambi gli oratori hanno riconosciuto che, a meno che non venga riavviato un dialogo strutturale più ampio, ad esempio attraverso un Consiglio per il Commercio e la Tecnologia (TTC) rivitalizzato, rischiamo di consolidare un ciclo di politiche reazionarie.
Leggi il testo completo qui